martedì 5 aprile 2011

Solidarietà, una scelta di vita - Presentazione del ciclo di conferenze "L'uomo al centro", intervento del 26/03/2011 di Gianni Massai, presidente del Circolo Culturale Triskelys,

Il tema di queste giornate, costruite in collaborazione con la Venerabile Confraternita di Misericordia di Sinalunga, vuole essere soprattutto la solidarietà verso le persone più socialmente deboli. Tutti noi sappiamo che uno stato di debolezza e sofferenza più o meno acuto colloca la persona malata nelle mani degli operatori sanitari. E’ allora che la vita e la dignità del malato passa a rappresentare un compito morale anche e soprattutto per gli altri, per le persone che gli sono più vicine. In primis la famiglia ed il personale sanitario, poi gli amici, ma tutta la società civile è direttamente o indirettamente coinvolta.
Mi preme sottolineare che oggi non è più sufficiente che il medico sappia e sappia fare, ma deve anche e soprattutto saper essere.
Queste conferenze vogliono essere un momento unico soprattutto per riflettere sul modo in cui, al di là del semplice discorso teorico, riposizionare l’Uomo al centro della Medicina e della Cura. Io credo infatti che la malattia non è da qualche parte nell’uomo, ma è tutto l’uomo ed è in tutto ciò che è l’uomo.
Perché allora la solidarietà è così importante? Perché il termine solidarietà è proprio strettamente collegato con quello di civiltà e può intendersi in molte modi diversi. Esempi di solidarietà sono quella sociale (cioè un sistema istituzionale per tutelare ed assistere i più bisognosi all’interno della comunità), o quella di classe (cioè quella che indica il legame tra appartenenti ad una medesima categoria, di lavoro, politica o altro). Noi in questo ciclo di conferenze vorremmo occuparci della solidarietà umana, cioè del rispetto e dell’aiuto all’uomo in quanto tale.
Esiste secondo me un lungo filo rosso che, fra le mille difficoltà e le tragedie umane, attraversa la storia della civiltà occidentale fino ad oggi. Si potrebbe partire addirittura dai tempi della civiltà greca classica. Si legge infatti nel sesto capitolo dell’Odissea:

Sono sotto la protezione di Zeus tutti gli stranieri e i mendicanti
(VI, 207)

Questo significa che, anche in quella civiltà, prendersi cura del più debole, anche se “diverso”, era considerato un dovere religioso.
Nel mondo romano antico c’è invece un dualismo fra pietas e humanitas. La pietas concentra il dovere di prendersi cura e di sacrificarsi nell’ambito della patria e della famiglia (esempio classico dai ricordi delle scuole superiori è il Pius Enea). Ma si fa largo anche il concetto di humanitas con  Seneca, Terenzio e Cicerone, che non è solo interesse per l’altro, ma anzi assume il significato di una più profonda apertura verso i propri simili, proprio perché si ha coscienza della comune natura umana.
Altro concetto importante è quello della carità, che assume un significato paragonabile a quello della solidarietà o della fratellanza nel mondo moderno solo con il Cristianesimo.
Proprio sulla solidarietà a me personalmente piace molto ciò che dice Papa Paolo VI:

Nessuno oggi si vergogna di nutrire sentimenti di compassione per chi è nel dolore, nella indigenza, nell’incapacità di sopperire a se stesso, di vivere e sopravvivere; anzi i grandi ideali operativi del mondo moderno si gloriano di muoversi da un senso di rispetto e di giustizia verso l’ammalato, verso l’affamato, verso il povero, verso il sottosviluppato, verso l’uomo insomma privo della sufficienza di mezzi alla vita e della pienezza di diritti, che l’eguaglianza di natura e la comunanza di destini dovrebbero assicurare ad ogni essere umano e ad ogni gruppo familiare o sociale legittimamente costituito.”

Però prima di arrivare alle conclusioni di Paolo VI, le forze positive dell’umanità hanno dovuto lottare per affermare, anche a livello concettuale, gli ideali di rispetto e di giustizia verso l’uomo privo della sufficienza di mezzi e della pienezza di diritti.
Lasciando da parte i secoli bui dell’Alto Medioevo, va sottolineata la nascita dei Comuni in tutti i paesi europei nel XI-XII secolo. I Comuni erano un fenomeno di associazione spontanea di uomini tendenzialmente liberi, che concorse allo smantellamento del regime feudale. Successivamente i Comuni, che erano associazioni giurate e private, si trasformarono in istituti pubblici e la loro autorità venne fatta rispettare obbligatoriamente. E’ proprio in questo clima che nacque il sistema di solidarietà tra i cittadini che esercitavano le stesse arti e mestieri e nacque così un sistema corporativo con organizzazioni di mutuo soccorso, fenomeno che è rintracciabile in Italia ancora oggi (Confindustria, Confartigianato, Confcommercio).
Nel campo della filosofia della solidarietà i periodi storici successivi come l’Umanesimo ed il Rinascimento non produssero grandi opere e la figura umana fu riportata al centro dell’attenzione nel periodo della riscoperta delle fonti latine e greche classiche, anche in virtù delle nuove scoperte scientifiche. Quelli che si chiamarono gli studia humanitatis prepararono infatti la via al grande sviluppo filosofico dei secoli successivi.
Il cammino della solidarietà  passa anche attraverso le elaborazioni del cosiddetto giusnaturalismo di cui un famoso esponente fu Ugo Grozio, giurista, filosofo e scrittore. Grozio lavorò come giurista nelle Provine Unite, gli attuali Pesi Bassi, e gettò le basi del diritto internazionale, basandolo sul diritto naturale. Nel XVII secolo definisce il giusnaturalismo:

la disciplina che individua i diritti che spettano ad ogni uomo in quanto tale e che varrebbero anche nel caso che Dio non esistesse”.

Il cammino della solidarietà passa anche attraverso l’eliminazione delle disuguaglianze sociali e dei privilegi in nome della libertà dell’uomo. In questo senso grandissimo è il contributo ideale dell’Illuminismo. Voltaire nel suo “Dizionario Filosofico” alla voce “Tolleranza” scrive:

Che cos'è la tolleranza? È la prerogativa dell'umanità. Siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdoniamoci reciprocamente i nostri torti, è la prima legge di natura. (…). E’ chiaro che chiunque perseguiti un uomo, suo fratello, perché questi non è della sua opinione, è un mostro (…)”.

Con il contributo delle idee dell’Illuminismo sono nate anche la Rivoluzione Americana e la Rivoluzione Francese, che hanno prodotto momenti di grande civiltà: si pensi per esempio alla dichiarazione d’indipendenza nel primo caso ed alla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino nel secondo. Questa tensione ideale, filosofica e religiosa non ha comunque certo impedito anche lo svilupparsi di guerre, la nascita di regimi prevaricatori e oppressivi, le ingiustizie, la schiavitù, il genocidio.
In base agli stessi principi di libertà, fraternità ed uguaglianza nel XIX secolo sono nate o si sono consolidate nuove nazioni, ma anche in questo caso si sono prodotti effetti negativi come ad esempio l’esasperato nazionalismo che ha condotto a nuove guerre ed a nuove oppressioni sia verso l’esterno (come l’imperialismo) che verso l’interno (come le sperequazioni sociali). Nello stesso clima sono nate nuove ideologie di solidarietà, con elaborazioni e sviluppi diversi che si sono manifestati principalmente nel XX secolo e che costituiscono storia recente che tutti noi conosciamo.
Quello che ora mi interessa analizzare è la faticosa affermazione dello stato sociale, più generalmente definito come welfare state, che si è diffuso dopo la seconda guerra mondiale. Il welfare segna nelle società democratiche occidentali il superamento delle forme ottocentesche di filantropismo e della carità della Chiesa Cristiana. E’ lo Stato che si assume il compito di assistere e tutelare i cittadini più bisognosi e riconosce i diritti sociali (e la solidarietà comune) in aggiunta ai diritti individuali, civili e politici.
Oggi i fenomeni come la globalizzazione, resa possibile dall’enorme sviluppo scientifico e tecnologico degli ultimi decenni, pone problemi che mettono in crisi i modelli culturali e morali. E’ quindi necessario uno sforzo di adeguamento mentale e di rinnovamento pedagogico per arrivare ad un modello di politica sociale “europeo”. Questa situazione è avvertita in maniera particolare in Italia, dove viviamo e siamo stati educati in sistemi tendenzialmente chiusi.
Scopi di questa conferenza sono rivitalizzare i principi di solidarietà umana che caratterizzano la storia del nostro paese ed individuare le nuove aree di esclusione ed i nuovi soggetti bisognosi per offrire occasioni di crescita comune. Ritengo fondamentale l’impegno contro una certa cultura del narcisismo che si trova nella moderna società di massa e credo che non ci possa essere possibilità di crescita dell’individuo se non attraverso il confronto con l’altro, inteso come persona diversa da sé. Nella falsa alternativa fra una chiusura narcisistica in sé stessi e l’omologazione totale, la sfida della nuova solidarietà è dimostrare che solo la dialettica tra diversi può farci crescere.
Quindi il vero senso di questo ciclo di conferenze è quello di trovare il modo di poter mettere a confronto vecchie e nuove generazioni, uomini e donne, cittadini ed immigrati, ma anche normodotati e diversamente abili, cittadini sani e cittadini malati.


Il Presidente
Gianni Massai

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