venerdì 1 novembre 2013

Al capolinea della povertà e del degrado

giovedi 12 settembre

Siamo giunti al capolinea? Forse, ma non è detto che il precipizio sociale, economico e politico sia davvero arrivato. Il tentativo o la volontà di chi non vuol vedere è di far credere che la fermata del capolinea si trovi un po’ più in là. E’ triste vedere il nostro Paese non più in grado di garantire l’ascensore sociale attraverso lo studio e soprattutto il lavoro: ci si trova ormai poveri ancor prima di cominciare e senza speranza di progettualità della propria vita, a meno di scegliere la via dell’illegalità, ma anche in questo campo c’è parecchia concorrenza vista la forte presenza di immigrati. Si è ormai considerati poveri pur lavorando (quando si ha la fortuna di trovare una occupazione), perché l’offerta è sempre più al ribasso. Insomma, prendere o lasciare. Di chi è la colpa di questo sfacelo sociale? Probabilmente della globalizzazione, ma soprattutto dei Paesi che hanno rinunciato alla loro sovranità monetaria, economica e politica.
E il caso dell’Italia che ha aderito all’euro è emblematico. Non solo ci ha ridotto salari e pretese di dignità di vita ma ci ha portato in dote scippi, furti, borseggi, omicidi, spaccio, aggressioni a mano armata nelle ville e prostituzione alla luce del sole. Abbiamo già la nostra criminalità, perché importarne altra? Nessuno vuol impedire alla gente di muoversi da un paese all’altro in cerca di una vita migliore ma questo non deve portare all’azzeramento della vita degli altri. L’insicurezza e il degrado sono in costante crescita, soprattutto nelle grandi città. Di chi è la colpa? Logicamente della classe politica inadeguata che nel 2002 ci ha fatto questo “regalo” ed i risultati, dopo 11 anni di euro-cura, sono sotto gli occhi di tutti: retribuzioni miserrime, precarietà che ci accompagna fino alla vecchiaia e scivolamento verso il degrado e l’insicurezza. Al contrario per gli autori di questo sfacelo sociale la pacchia continua, tra un privilegio e l’altro: stipendi niente male, auto blu, scorte-badanti e vacanze a 5 stelle. Le colpe di Prodi, Ciampi, Andreatta e di altri esimi professori europeisti sono innegabili, come quelle dei partiti che li hanno sostenuti senza riserve, ma le responsabilità di questo scivolamento verso l’inferno sono bipartisan, non solo di Prodi e D’Alema che si sono alternati a Palazzo Chigi, ma anche di mister B. Quando si è capito che l’abbraccio dell’euro ci stava portando verso la morte sociale chi era al comando doveva quantomeno meno proporre un referendum per l’uscita dalla moneta unica, invece anche il Cav ha fatto il compitino, sulla scia degli altri camerieri piddini. Per non parlare poi del voltafaccia vergognoso nei confronti della guerra libica voluta dai francesi per mettere le mani sui pozzi petroliferi. Non si può stringere un patto con Gheddafi e poi andare a bombardarlo, come adesso non può venire a chiedere l’aiuto degli elettori dopo essere stati in grado di fare poco per il Paese. Non è stato un comportamento molto diverso da quello dei camerieri Prodi e D’Alema, anche se gli va senz’altro riconosciuto il forte legame con Putin, uno dei pochi punti fermi di questo terzo millennio, in virtù del quale abbiamo avuto il gas russo a prezzi di favore.
Tornando all’attualità politica non è per niente certo che la decadenza di mister B sia cosa fatta. Il voto in Giunta del Senato potrebbe anche slittare per evitare la caduta del governo, che conviene al Pd come al PdL, senza contare che Napolitano fa da collante. L’uno ha bisogno del nemico, l’altro ha necessità di una spalla per proseguire la sceneggiata che dura da quasi 20 anni.
E intanto il Paese affonda nella povertà e nel degrado.


Il Presidente
Gianni Massai

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