sabato 30 marzo 2013

Diamo un senso alla Santa Pasqua


C’erano una volta le feste comandate, quelle a cui nemmeno i miscredenti più duri potevano rinunciare: su
tutte, Pasqua di Resurrezione e Natale di Gesù. Il passare dei secoli le ha rese così «comandate» che l’abitudine ha quasi preso il sopravvento sul significato delle origini. Per esempio, in questi giorni vaghiamo, quasi oniricamente, in cerca di un buon cioccolato che possa custodire una bella sorpresa. Possiamo fare altro? Sì. Mettendo in sottofondo la canzone vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, togliamo la polvere da questo mobile antico su cui, nel frattempo, abbiamo appoggiato di tutto: un terapeutico ritorno all’essenziale.
Siamo a Gerusalemme, intorno al 30 d.C. Un gruppetto di donne esultanti corre dicendo che Gesù, il galileo ucciso tre giorni prima con lo strazio della crocifissione, è uscito dal sepolcro, è vivo, è risorto dalla morte. A parte l’incredulità logica che coglie le persone dinanzi ad un avvenimento fuori dal comune, la notizia non è presa in considerazione, anche perché sono proprio delle donne a riportarla e la testimonianza di una donna, nella società ebraica del tempo, non è considerata.
Non è un caso che la resurrezione di Gesù, il suo passaggio dalla morte a nuova vita – pesach, in lingua ebraica, vuol dire proprio «passaggio», in memoria della fuga dall’Egitto sotto la sapiente guida di Mosè – sia stata annunciata «in anteprima» alle donne – le cosiddette tre Marie: Maria la madre di Gesù, Maria di Magdala e Maria di Cleofa – e ad esse il destino abbia affidato il compito di annunciare la «buona novella». Allo stesso modo, la nascita di Gesù fu annunciata in primis ad un’altra categoria «svantaggiata» per la società ebraica dell’epoca: i pastori, disdegnati dai farisei ma necessari per il sostentamento delle persone e per l’esercizio dei rituali religiosi (che prevedevano anche sacrifici animali). La «vera identità» di Gesù, dunque, si mostra anzitutto agli ultimi del momento.
Alle donne la divina provvidenza affidò la missione primaria, l’incipit, la scintilla che avrebbe scatenato gli eventi. Dal cuore impavido di tre donne poté nascere la comunità universale dei cristiani. Chi dispose tutto ciò, sapeva che avrebbero avuto il coraggio, la forza e l’ostinazione per convincere anche i cuori più duri; sapeva che il messaggio di fratellanza dovesse partire da loro, a cui è demandata la nascita dell’essere umano in quanto tale. La Pasqua è dunque un altro «8 marzo» ma più bello.
In queste giornate di festa volgiamo il nostro pensiero alle donne di tutto il mondo, soprattutto alle volontarie messaggere di pace e a quelle a cui non sono riconosciuti o garantiti i diritti fondamentali. E pensiamo anche agli ultimi di tutti i luoghi e tutti i tempi, quelle categorie di persone ingiustamente escluse dalla società, anche qui ed ora.

Santa Pasqua a tutti voi, splendida gente della mia compagnia.







Il Presidente

Gianni Massai


Liberiamoli e torniamo ad essere Nazione





La faccenda dei due marò, dal primo giorno fino ad oggi, ha mostrato senza mezzi termini l’inadeguatezza del governo Monti, che ha calpestato la dignità nazionale del nostro paese rendendolo una caricatura della peggiore inefficienza burocratica.

Il ritratto puntuale e svilente di un’Italietta asservita, incapace di alzare la testa, piegata agli interessi economici e inerme dinanzi al silenzio dell’Europa e della Nato. Una vicenda iniziata accettando il sequestro di due nostri soldati, accusati di un crimine - sul quale si nutrono forti dubbi – che sarebbe avvenuto in acque internazionali e proseguita con una fallimentare opera diplomatica, fatta di tentennamenti, annunci disattesi, presunte pene di morte, carcerazione, ricatti economici, pressioni, rientro a casa e successivo ritorno in India, dimissioni, incapacità di comunicazione tra i vari organi di governo.

La nostra Italia è un’altra. E’ un paese fiero, capace di camminare a testa alta. E’ una Comunità Nazionale che non lascia indietro nessuno. E’ una Nazione in grado di assumersi delle responsabilità, di difendere una credibilità, di riconquistare una dignità perduta. La nostra Italia non abbandona i propri soldati, ma li difende. Senza paura.

Tante Comunità, ma una sola voce:
LIBERIAMO I NOSTRI MARO’. TORNIAMO AD ESSERE NAZIONE
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Il Presidente
 
Gianni Massai