venerdì 1 novembre 2013

Viviamo dentro una bolla di ipocrisia

martedi 1 ottobre

Nel documento finanziario presentato il 20 settembre da Letta e dal suo ministro dell'Economia si legge chiaro e tondo che siamo in coda alla ripresa europea, mentre il terzo trimestre ha visto una crescita della ricchezza dei paesi euro superiore alle previsioni. L'Italia insomma va esattamente nella direzione opposta e contraria, il Pil è peggiorato rispetto a quanto preventivato. E non si venga a dire che sono stati i tassi di interesse,perché il nostro sforamento del deficit dipende per il 75 per cento dalla congiuntura economica. La situazione quindi è che il Pil cresce di meno e di conseguenze gli introiti fiscali, mentre la spesa pubblica fa sempre il suo sporco dovere: cioè sale.

In queste ore gli stessi che ci raccontavano dell'inutilità di abolire l'Imu adesso si dicono preoccupati che per la crisi di governo saremo costretti a pagare la seconda rata a dicembre. Preoccupazione legittima, ma che proviene dagli stessi che ci avrebbero fatto pagare sia la seconda sia la prima. Ma fateci il piacere.
Si dice, ed è vero, che da oggi per colpa di B. e dei suoi ministri aumenterà l'Iva, l''alternativa però era quella di compensare la tenuta sull'Iva con l'aumento della benzina: sai che risultato. Cambiate il nome, ma sempre di tassa si tratta. A tutti i nostri maestri del pensiero che si stracciano le vesti per la crisi di governo vorrei fare una domanda secca: quale azienda del mondo è oggi in grado di assumere a tempo indeterminato decine di migliaia di dipendenti? La risposta è semplice, è la nostra pubblica amministrazione, complice le manovre messe in piedi da questo governo.

Ma andiamo avanti e pensiamo all'economia reale. Vi sembra normale che la nostra più importante industria pesante (l'Ilva) sia di fatto commissariata e non in grado di lavorare appieno? È normale che il commissario europeo e spagnolo abbia imposto ad una nostra banca (la terza per dimensioni) la ricerca di risorse doppie rispetto al previsto? Quando ad esempio nella stessa Spagna le medesime banche, con ben maggiori guai, se la sono cavate con un prestito europeo, pagato anche dai contribuenti italiani? E' forse colpa della crisi di governo se Telecom e Alitalia stanno per essere acquisite da gruppi stranieri? Ma poi gli stessi che ritrovano interesse a giorni alterni per il nostro peso in Europa, non sono i medesimi che vorrebbero politiche protezionistiche?

Viviamo in una gigantesca bolla di ipocrisia. Si preannuncia l'arrivo delle cavallette su quel che resta del raccolto economico italiano. Ma è una balla. Come lo era quella dello spread, calato solo per l'intervento di Mario Draghi. L'economia italiana ha bisogno di uno choc e non saranno quattro mosse di buon senso messe in campo da un governo democristiano a procurarlo. Come non sarà una crisi di governo a peggiorare la nostra condizione. Il vero punto di domanda piuttosto è un altro. Davvero si crede che nuove elezioni creino una maggioranza tale da poter dare una sferzata al nostro molle e timido corpaccione statale? È un dubbio legittimo. Mentre è una certezza che con questo governo di larghe intese non si va da nessuna parte.


Il Presidente
Gianni Massai

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