venerdì 1 novembre 2013

Corro al supermercato

domenica 29 settembre

C’è una cosa che farò in futuro: quella di guardare attentamente sugli scaffali del supermercato nel settore pasta e appena possibile acquistare la pasta Barilla. Non perché sia un esperto di qualità e prezzi, tutt’altro, ma piuttosto perché in qualche modo devo premiare una persona che, a differenza della massa, dice quello che pensa. Invece, la massa, (a volte) pensa ma non dice, o dice quel che dicono gli altri a patto che gli altri siano in tanti. Gli altri in pochi si snobbano. Una volta questo atteggiamento sarebbe stato chiamato viltà, oggi invece si dice politically correct.

Barilla si è limitato a dire che i suoi spot pubblicitari, quelli della famiglia felice fatta di mamma, papà e bimbi sorridenti, non potranno subire una mutazione e prevedere papà, papà e bimbi felici, o mamma, mamma e bimbi felici, o papà (che fa la mamma), mamma (che fa il papà) e bimbi felici. In TV sarà come la prevede la natura e come non la prevedono – nella loro testa pericolante – la maggioranza di tutti quei sepolcri imbiancati che, per darsi un tono sui giornali e disquisire con i fessi che li frequentano davanti all’aperitivo del Just Cavalli, attaccano le affermazioni di Barilla come idee razziste, fasciste e chissà che cos’altro.

Poi getto uno sguardo al telegiornale e mi accorgo che devo nuovamente andare al supermercato. Sento che Barilla, italiano postbellico fino in fondo, ha ritrattato. Chiede scusa ed afferma che deve studiare di più, deve prendere cognizione della presunta ”evoluzione della famiglia”. Un armistizio, in fondo, ma un armistizio – more solito – che prevede un nuovo alleato (che era il nemico) ed un nuovo nemico (che era alleato). Riceverà infatti una delegazione di gay e farà pace davanti ad uno spaghetto.

Che delusione! Corro subito al supermercato. Ci sarà un produttore di risotti deciso a non rendersi ridicolo e a stare zitto?


Il Presidente
Gianni Massai

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