sabato 18 maggio 2013

Noi, i moderni servi della gleba

Giovedi 16 maggio 2013

I tecnocrati di Bruxelles e i loro maggiordomi nazionali, che impongono le politiche del rigore ai
cittadini europei dietro il ricatto del debito, dovrebbero ricordare che le grandi rivoluzioni, i conflitti sociali, le guerre, sono scoppiati per un problema di tasse: dalla fuga degli ebrei dall'Egitto al crollo della Spagna di Carlo V, dalle sanguinose repressioni contadine nella Germania del XVI secolo fino alla rivoluzione francese e a quella americana. E al grande Abramo Lincoln della schiavitù importava sicuramente, ma la vera causa della guerra civile americana fu la ribellione degli stati del Sud nei confronti di una pressione fiscale imposta dal Nord e sempre più insostenibile.
Oggi viviamo in un sistema in cui la pressione fiscale ha raggiunto livelli massimi. Per un liberale inglese di due secoli fa, o per un colono americano in lotta contro la corona britannica, un sistema fiscale come il nostro che prende la metà di ciò che un cittadino produce, sarebbe incomprensibile: ai loro occhi noi appariremmo come dei servi della gleba. Loro avevano la consapevolezza che le tasse non sono un debito, mentre noi moderni ci comportiamo come se lo fossero. L'idea che noi cittadini siamo debitori dello Stato è una delle più grandi manipolazioni culturali del nostro tempo.
L'economista liberale Milton Friedman ha spiegato che l'unico modo per diminuire le uscite di uno Stato è diminuire le sue entrate. In altre parole, per diminuire la spesa pubblica bisogna diminuire le tasse non aumentarle. Il motivo è facile intuirlo. La civiltà si misura dalla libertà (civile ed economica), non dalle tasse. È bene che i tecnocrati di Bruxelles se lo ricordino se non vogliono che l'Europa salti in aria come una polveriera.




Il Presidente
Gianni Massai

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