giovedì 6 giugno 2013

L'ansia di fare ci distrugge



L'abitudine è la peggiore delle malattie, un veleno distillato poco alla volta da percorsi, ruoli e facce che sembrano tutti uguali. L'istante ormai non conta più. Esiste solo il prima e il dopo, l'ansia di fare e il rimpianto di averlo fatto male. Nessuno ci insegna a stare qui e ora. Siamo sempre ostaggi di appuntamenti, personal trainer, negozi che chiudono, impazienze altrui. Ci divora l'ansia di andare e ricominciare, come pesci rossi dentro alla boccia, senza il conforto della loro brevissima memoria che fa sembrare ogni giro qualcosa di nuovo.
Shopenhauer direbbe che è colpa dell'irrimediabile insensatezza dell'esistenza nel suo alternarsi di noia e dolore. Pirandello ha scritto la sua novella "Distrazione" per ribadire che la vita è una trappola e può non piacere "per nientissimo affatto". Nemmeno a loro l'attimo è apparso perfetto così com'è.
Ecco come accade di allontanare il pensiero dalla realtà, anche quella volta che sei in macchina e tuo figlio si trova seduto nel seggiolino dietro al tuo. Quello che le cronache dei giornali ci riportano oggi è una disgrazia enorme e insopportabile per chiunque, lo sventurato genitore è colpevole e vittima allo stesso tempo. Quindi da parte mia nessun tentativo di difendere l'indifendibile, solo l'affermazione che è soprattutto questo modello di società da cambiare, per poter iniziare di nuovo a vivere consapevoli dell'attimo. Come recita l'antico detto zen: "Quando peli una carota, pela la carota".


Il Presidente
Gianni Massai

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