L'abitudine è la
peggiore delle malattie, un veleno distillato poco alla volta da percorsi,
ruoli e facce che sembrano tutti uguali. L'istante ormai non conta più. Esiste
solo il prima e il dopo, l'ansia di fare e il rimpianto di averlo fatto male.
Nessuno ci insegna a stare qui e ora. Siamo sempre ostaggi di appuntamenti,
personal trainer, negozi che chiudono, impazienze altrui. Ci divora l'ansia di
andare e ricominciare, come pesci rossi dentro alla boccia, senza il conforto
della loro brevissima memoria che fa sembrare ogni giro qualcosa di nuovo.
Shopenhauer direbbe
che è colpa dell'irrimediabile insensatezza dell'esistenza nel suo alternarsi
di noia e dolore. Pirandello ha scritto la sua novella "Distrazione"
per ribadire che la vita è una trappola e può non piacere "per nientissimo
affatto". Nemmeno a loro l'attimo è apparso perfetto così com'è.
Ecco come accade di
allontanare il pensiero dalla realtà, anche quella volta che sei in macchina e
tuo figlio si trova seduto nel seggiolino dietro al tuo. Quello che le cronache
dei giornali ci riportano oggi è una disgrazia enorme e insopportabile per
chiunque, lo sventurato genitore è colpevole e vittima allo stesso tempo. Quindi
da parte mia nessun tentativo di difendere l'indifendibile, solo l'affermazione
che è soprattutto questo modello di società da cambiare, per poter iniziare di
nuovo a vivere consapevoli dell'attimo. Come recita l'antico detto zen:
"Quando peli una carota, pela la carota".
Il
Presidente
Gianni
Massai
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