Questo
giorno, o per meglio dire questi giorni (21 dicembre, Solstizio
d’Inverno; 21 giugno, Solstizio d’Estate), hanno sempre rappresentato
per noi e la nostra Comunità due momenti di particolare importanza.
L’abitudine
di festeggiare i solstizi è a dir poco antica quanto l’Europa: fin
dai tempi più remoti, infatti, il 21 di dicembre ed il 21 di giugno hanno
rappresentato per gli uomini due momenti di altissimo coinvolgimento
spirituale e di profonda devozione. Per i nostri avi, il Solstizio
d’Inverno era sinonimo del periodo più duro dell’anno: le giornate erano
fredde e corte, il lavoro nei campi era più che mai duro e faticoso.
Le
divinità solari sembravano avere abbandonato gli uomini, mentre quelle
oscure, che governano le tenebre, erano quanto mai presenti. La notte
fra il 21 ed il 22 dicembre (la notte del Solstizio d’Inverno) è la più
lunga dell’anno: il sole sembra non trovare la forza per tornare a
splendere e a riscaldare la Terra e per questo, fin dall’antichità più
remota, gli uomini erano soliti vegliare l’intera notte, accendendo
fuochi e pregando affinchè il sole trovasse nuovamente la forza per
sconfiggere le tenebre.
Il
Solstizio d’Estate rappresenta l’esatto contrario: le giornate sono più
lunghe e calde ed anche per i nostri avi la vita era più facile,
addolcita dai frutti che la terra dava loro come retribuzione per il
sudore e la fatica spesi nel corso della stagione fredda. La notte del
Solstizio d’Estate (tra il 21 ed il 22 di giugno) era, presso le antiche
comunità, notte di festa, di baldoria e di saluto festoso al sole al
quale si levava il ringraziamento per aver illuminato e riscaldato la
terra fino ad allora.
Per noi oggi
ovviamente il significato del Solstizio non è più quello che assumeva presso i nostri avi, primi abitanti del vecchio continente, ma
ha una valenza profondamente differente.
Il Solstizio è vissuto dalla Comunità come momento di massimo
coinvolgimento spirituale, come attimo di riscoperta di tutto quanto c’è
attorno a noi di non materiale. Nel giorno del solstizio occorre
dimenticare tutto quanto fa parte della nostra esistenza moderna e
materiale: cellulare, televisione, internet, scuola, università, lavoro e pensare solo a ricreare il legame (inscindibile, ma troppo spesso ignorato) fra noi, i nostri avi, le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra parte non materiale.
Il Solstizio è il momento in cui la Comunità si ritrova e riscopre quel
legame spirituale che la rende entità unica. Oggi
ognuno dimentica il proprio ruolo che quotidianamente riveste nella
società, ma dimentica anche la propria dimensione politica. Al Solstizio
non si ritrovano nè un gruppo di amici, nè un movimento politico, ma
una fratellanza di uomini intenzionati a non dimenticare di essere tali.
Tutti
i giorni infatti siamo abituati ad essere qualcosa di diverso
dall’essere “uomini”: siamo studenti o lavoratori durante il giorno,
figli o fratelli a casa, amici in compagnia, telespettatori davanti alla
TV, clienti nei negozi e nei supermercati, giovani in società,
militanti quando ci ritroviamo nelle nostre sedi politiche; ma colui
che ambisce ad essere un “uomo nuovo differenziato” deve anche trovare
il tempo, di tanto in tanto, di ricordare a sè stesso che prima di tutto
questo egli è un “uomo”. La festività del Solstizio carica di tutto il
suo alone al tempo stesso mistico, spirituale e fantastico
incarna alla perfezione il momento in cui, con piacere, ci distacchiamo
dalla quotidianità per immergersi in una giornata dedicata unicamente
alla conoscenza di noi stessi.
Buon Solstizio d'Inverno splendida gente della mia compagnia.
Il Presidente
Gianni Massai
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