lunedì 17 ottobre 2011

Domande ai manifestani (pacifici) di Roma

Cari Colleghi Indignati che siete affluiti rabbiosi a Roma, io sono indignato più di voi. Sono indignato con tutti quelli che fanno arrabbiare pure voi, ma in più sono indignato anche con voi per tre motivi. Il primo perché siete malintenzionati, volete fermare treni, sfasciare cose, terrorizzare la gente e provocare i poliziotti vostri coetanei. Ma mi spiegate che c'entrano con il Potere che v'indigna? Il secondo motivo di indignazione è che vi accanite contro Roma. Siete rimasti arretrati di qualche millennio perché Roma da un pezzo non è caput mundi e la crisi globale arriva a Roma di riflesso: siete per caso seguaci di Bossi e ritenete che tutti i mali urbi et orbi nascano a Roma ladrona e puttanona? Ma il terzo, più sostanziale motivo è che condivido la vostra indignazione contro il dominio della Borsa sulla vita, del mercato sulla società, del capitale sul lavoro, ma non riesco a vedere in voi lo straccio di un rimedio, l'accenno di una risposta. Assaltiamo le banche e poi che facciamo? Attacchiamo i ministeri e gli esattori delle tasse? E poi cosa otteniamo oltre il plauso degli evasori? Non predico la rassegnazione, capisco il formicolìo alle mani dei ragazzi, soprattutto se ingozzati dal benessere. E’ bene esprimere il vostro disagio, rendervi visibili e attivi e non chiudervi in solitudine, ma chiedete meritocrazia e non datevi allo sfascismo. E poi distinguete tra le colpe vere del Sistema, le ingiustizie sociali e la vostra inquietudine, anzi la nostra. L'anima vi sfugge e non sapete cosa fare della vita.



Il Presidente
Gianni Massai

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